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Quando il consulente diventa parte della famiglia

In tanti anni di attività come consulente finanziario, ho capito che i risultati migliori arrivano dal rapporto che si costruisce con le persone, oltre che dai numeri. I clienti con cui ho ottenuto i successi più concreti – in termini di crescita patrimoniale, protezione, efficienza fiscale – sono quelli che si sono aperti con me come un libro aperto.


Non sto parlando solo di fiducia. Quella è la base, certo, ma è qualcosa di più profondo: è la capacità di lasciarmi entrare davvero nelle dinamiche familiari, nelle decisioni importanti, nei progetti a lungo termine. È quando un cliente mi dice: "Ti racconto tutto, perché voglio che tu abbia il quadro completo", che so di poter fare davvero la differenza.

La consulenza efficace si costruisce in modo "fluido". Quando un cliente mi affida la gestione del suo patrimonio, io non vedo solo numeri o investimenti: vedo una famiglia, con i suoi sogni, le sue fragilità, le sue esigenze concrete. È solo conoscendo bene tutti gli aspetti – dai figli che stanno per cominciare l’università, alla casa che si vorrebbe acquistare, ai genitori da tutelare – che posso costruire un percorso coerente, utile e sostenibile nel tempo.


Ci sono clienti che inizialmente erano restii. Magari parlavano solo di una parte del patrimonio, lasciando “fuori” pezzi importanti: un conto cointestato con un familiare, una casa ricevuta in eredità, una vecchia polizza dimenticata. Poi, nel tempo, quando hanno capito la mia preparazione, il mio impegno, la mia presenza costante, la mia capacità di non proporre “prodotti” ma soluzioni ragionate, hanno cambiato atteggiamento.


E lì succede qualcosa di speciale: io non sono più “la consulente”, ma divento “di famiglia”. Sono quella che viene coinvolta quando si decide di anticipare una successione, quella che viene chiamata per sapere se un figlio può affrontare un’esperienza all’estero, quella che analizza insieme alla famiglia l’acquisto della seconda casa o il passaggio generazionale di un’impresa. Ma anche qualcuno con cui passare del tempo libero!

Certo, ci vuole tempo per arrivare a questo livello di relazione. Ma è un tempo fondamentale, perché è proprio lì che la consulenza raggiunge il suo massimo valore: quando è integrata, quando lavora su un progetto familiare condiviso.


Io porto competenze, strumenti, aggiornamenti costanti. Ma sono loro, i miei clienti, che mi offrono l’opportunità di fare bene il mio lavoro. Lo fanno quando si fidano, quando capiscono che io sono lì per costruire. E più informazioni mi danno, più io posso offrire risposte efficaci, personalizzate, davvero utili.


Essere "una di famiglia" è una grande responsabilità. Ma anche un grandissimo privilegio.


E se oggi guardo indietro e penso ai percorsi più belli costruiti insieme ai miei clienti, sono proprio quelli dove si è partiti da una fiducia profonda, dalla voglia di raccontarsi, dal desiderio di fare le scelte giuste… insieme.



Articolo a cura di Paola Morosin


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